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Stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura. Ecco cosa cambia.



Il Governo blocca la possibilità di cedere il credito d'imposta o di ottenere lo sconto in fattura su tutti gli interventi di ristrutturazione edilizia, compreso quindi il Superbonus che rimane solo come una detrazione in 4 anni. Lo stop è operativo dal 17 febbraio, giorno della pubblicazione del decreto legge in Gazzetta ufficiale, ma nei prossimi 60 giorni potrebbero arrivare alcune modifiche. Cessione e sconto rimangono invece per chi ha già presentato la Cila.


20/02/2023 - Non si possono più cedere i crediti (o fare lo sconto in fattura) legati a tutti gli interventi di ristrutturazione edilizia, dal bonus casa all’ecobonus, passando dal Superbonus e dal sismabonus, il vero motore degli interventi edilizi “quasi” a costo zero pare essersi definitivamente spento. Già da qualche mese i nodi erano venuti al pettine per l’insostenibilità finanziaria del meccanismo della cessione del credito o dello sconto in fattura legato ai lavori di ristrutturazione, soprattutto per quanto riguarda il superbonus.


Il 16 febbraio, infatti, il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che blocca senza appello le cessioni del credito d’imposta, lo stop parte dal giorno di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del testo del decreto, cioè dal 17 febbraio 2023. Dalla pubblicazione parte il conto alla rovescia dei 60 giorni massimi per convertire il decreto in Legge, durante questo periodo il blocco della cessione è già operativo, tuttavia, vista la levata di proteste da più ambiti, soprattutto da parte delle imprese edili che parlano già di rischi di fallimenti di massa, ci aspettiamo che qualche cosa possa cambiare. Vediamo insieme cosa succede ora.

Chi può ancora cedere il credito


Partiamo dalle certezze, sicuramente non vengono impattati dal blocco delle cessioni e dello sconto in fattura i lavori iniziati antecedentemente al 17 febbraio. In particolare, per quanto riguarda il Superbonus rimane la cessione:

  • per gli interventi effettuati dai condomini per i quali entro il 16 febbraio 2023 risulta adottata la delibera assembleare che ha approvato l’esecuzione dei lavori e risulti presentata la CILA (Comunicazione di inizio lavori asseverata);

  • per gli interventi di demolizione e ricostruzione degli edifici per i quali entro il 16 febbraio 2023 è stata presentata l’istanza per l’acquisizione del titolo abilitativo;

  • per tutti gli altri interventi per i quali è stata presentata la CILA entro il 16 febbraio 2023.

Per le altre tipologie di interventi di ristrutturazione è possibile optare per la cessione se entro il 16 febbraio:

  • è stata presentata la richiesta del titolo abilitativo se necessario;

  • sono già iniziati i lavori (se non è necessario il titolo abilitativo);

  • risulta registrato il contratto preliminare o stipulato l’atto di compravendita dell’immobile nel caso di acquisto di unità immobiliari da imprese di costruzione che hanno effettuato i lavori di ristrutturazione.


Chi non può più cedere il credito


La data spartiacque, come abbiamo visto è il 17 febbraio, in pratica tutti gli atti che hanno data antecedente si salvano, mentre per chi, per vari motivi, si è mosso tardi, non ci sono più possibilità per utilizzare la cessione del credito o lo sconto in fattura. In particolare, gli interventi esclusi sono:

  • il bonus casa al 50%

  • l’ecobonus;

  • il sismabonus;

  • il bonus facciate;

  • l’installazione di impianti fotovoltaici;

  • installazione di colonnine di ricarica dei veicoli elettrici;

  • il bonus barriere architettoniche;

  • il superbonus.


Le alternative alla cessione e allo sconto in fattura


Per tutti gli esclusi dalla cessione del credito e dallo sconto in fattura rimane la possibilità di utilizzare la detrazione in dichiarazione dei redditi. In questo modo le spese possono comunque esser recuperate con le percentuali di detrazione riconosciute per ogni tipologia di intervento. Ricorda che anche se non puoi scegliere la cessione del credito o lo sconto in fattura, il visto di conformità e l'asseverazione del tecnico sono necessari per presentare la dichiarazione dei redditi tramite intermediario o CAF. Non servono solo se fai la precompilata online dell'Agenzia delle entrate.

A questo punto nascono però dei problemi, innanzitutto la spesa va sostenuta anticipatamente e, soprattutto in alcuni casi come il Superbonus in cui l’esborso è ingente non è certo semplice trovare la liquidità necessaria. Secondariamente il recupero è spalmato su più anni, il caso più frequente sono le 10 rate, mentre per il superbonus le rate sono solo 4.

Il recupero in più anni comporta una ulteriore criticità da non sottovalutare: l’incapienza. Infatti, ammesso e non concesso di trovare i fondi necessari ad effettuare opere di valore ingente, il rischio concreto è quello di perdere la detrazione perché non si pagano abbastanza imposte. Questo problema riguarda non solo chi ha un reddito medio basso, ma anche chi ha solo redditi da tassazione separata, come la cedolare secca o la flat tax. Da ultimo, nel caso particolare del superbonus delle villette, nella pratica questa esclusione lo abolisce perché i limiti di reddito necessari per accedervi sono talmente bassi che nessuno avrebbe la capienza per portare in detrazione la spesa sostenuta, a maggiora ragione se rimane divisibile per solo 4 anni.

Facciamo un esempio, per una ristrutturazione che comporta una spesa di 100 mila euro e che prevede la possibilità di recuperare il 90% con il superbonus, di fatto il recupero della detrazione in dichiarazione dei redditi è possibile solo se per 4 anni si pagano almeno 22.500 euro di tasse che corrispondono a un reddito lordo di quasi 70 mila euro annui. In caso di superbonus per una villetta si tratta di un nucleo familiare di almeno 5 persone che non possiede altri redditi.


Fonte: https://www.altroconsumo.it/soldi/imposte-e-tasse/news/ristrutturazioni-edilizie-cessione-credito



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